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30 Novembre 2011Inizia in questi giorni un lungo percorso culturale e spirituale che ci porterà al prossimo 8 luglio in occasione della festa estiva di San Martino, la 300esima festa, e sarà la prima con il nuovo Arcivescovo di Taranto, dopo il passaggio di consegne di S.E. Benigno Papa.
Era luglio del 1712, infatti, quando la reliquia di San Martino giunse in città e da allora la festa patronale venne spostata a luglio, esattamente 300 anni fa.
“Una festa – ricorda Don Franco Semeraro, rettore della Basilica – che la città onora da ben trecento anni”.
Si tratta di un anniversario importante che si celebra quest’anno, quasi in coincidenza con un altro evento che ha già segnato la passata estate martinese, ovvero i 700 anni della nascita di Martina Franca. Per l’occasione è stato anche realizzato un logo commemorativo della ricorrenza.
“La città – ha detto Don Franco – sappia riappropriarsi della sua vera identità e sappia riscattarsi e risalire da un fondo di opacità che in questi ultimi mesi l’ha contraddistinta”.
Per quanto riguarda le celebrazioni di novembre di San martino, ricco di appuntamenti è stato il calendario dell’Ottavario che quest’anno ha proposto ospiti di grande spessore culturale quali l’Abate di Suviaco, don Luigi Ciotti e l’ex presidente della Camera, Luciano Violante, assieme alla testimonianza di Elio Catello in occasione della presentazione del secondo quaderno della Basilica. “Una settimana intensa – spiega don Franco – per la quale abbiamo voluto coinvolgere diverse istituzioni con l’obiettivo di diffondere il doppio messaggio nel quale riteniamo di considerare il patrono San Martino quale segno dell’identità della città e simbolo di accoglienza”.
Don Luigi Ciotti, presidente di Libera (associazione impegnata nel sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia) ha parlato di segnali positivi rispetto al passato. Il problema – secondo Don Ciotti – è l’impoverimento culturale e la superficialità. I “pensieri sbrigativi” è stato uno dei tanti concetti espressi da Don Luigi Ciotti: “se c’è un peccato grave, oggi, è il peccato del sapere: c’è una stagnazione della cultura e soprattutto c’è un pensiero sbrigativo, un’informazione usa e getta”. Il professore di storia e filosofia Tonino Scialpi sul suo profilo Facebook ha parlato di “grande lezione di Don Ciotti sulla libertà e il rispetto della legalità”, definendo commovente la sua citazione del diario del giudice Rosario Livatino. “Un giorno – ha detto Don Ciotti – saremo interrogati non se siamo stati credenti, ma credibili”.
Il giudice Livatino è stato per dieci anni, dal 1979 al 1989, Sostituto Procuratore della Repubblica ad Agrigento, dove si occupò di numerose inchieste di criminalità e di mafia, lì condusse le indagini su quella che sarà poi chiamata la tangentopoli siciliana. Venne ucciso il 21 settembre 1990 in un agguato mafioso mentre si recava al lavoro senza scorta. “Martire della giustizia e, indirettamente, della fede”: così Giovanni Paolo II definì il giudice Rosario Livatino.
Per Don Luigi Ciotti “il Cristiano non può accontentarsi di enunciare l’ideale e di affermare principi generali, ma deve entrare nella storia e affrontarla nella sua complessità, promuovendo tutte le realizzazioni possibili dei valori evangelici ed umani della libertà e della giustizia”.
Anche Luciano Violante, già Presidente della Camera dei deputati, nell’ambito dell’Ottavario martiniano è intervenuto sul tema della legalità. Lo ha fatto a modo suo ponendosi la domanda, che era anche titolo della serata “di cosa parliamo quando parliamo di Dio?”.
A chiudere il programma dell’Ottavario, prima del concerto per coro e organo in omaggio a Franz Liszt, è stata la presentazione del secondo quaderno della Basilica con la testimonianza di Elio Catello.
Ottavio Cristofaro