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10 Febbraio 2013In questa settimana la campagna elettorale è entrata ormai nel vivo, ma il quadro politico regala una situazione poco incoraggiante in termini di rappresentanza per la città di Martina Franca e per l’intero territorio provinciale di Taranto in generale.
L’esito delle consultazioni primarie nel centrosinistra aveva aperto spiragli che lasciavano intendere una riacquisita fiducia elettorale in grado di rivendicare posizioni di primo piano nella composizione del nuovo Parlamento. Se a questo si aggiunge il vento di “ponente” che da qualche anno sta soffiando sulla Valle d’Itria, cominciato dalle scorse regionali e culminato con la straripante vittoria del centrosinistra alle scorse comunali, allora si intende bene che, a strada in discesa, la partita si faceva ancora più appetibile.
Perché se da un lato è vero che lo strumento elettorale è quello del “porcellum”, è anche vero che il centrosinistra veniva fuori dalle primarie-bis, che avrebbero dovuto consentire in controtendenza una maggiore partecipazione popolare alla vita democratica, attraverso la possibilità di scegliere i nomi da inserire nei vari listini (bloccati) regionali, salvo però poi rivelarsi un grande bluff.
È evidente che tutto ruota attorno alla figura istituzionale del consigliere regionale Donato Pentassuglia. Lui da leader del Pd (dove Pd sono anche le iniziali del suo nome, ndr) ha scelto di autosospendersi dal partito (assieme a Mennea e Amati), proprio per protestare contro la mancata concessione della deroga per partecipare alle primarie per la scelta dei parlamentari del Pd. Deroga che Pentassuglia non ha chiesto. Un regolamento tanto rigido quanto flessibile, quello delle primarie, visto nel corso della “partita” si è stati capaci di cambiare le regole del gioco causando a Martina, come conseguenza indiretta, addirittura le dimissioni della segreteria cittadina dei democratici.
La successiva candidatura, poi ritirata, di Vincenzo Angelini ha contribuito a rendere meno autorevoli quelle primarie.
A Pentassuglia un posto in “prima fila” sarebbe spettato di diritto, per meriti sul “campo”, eppure all’autosospensione di Pentassuglia & co. e alle dimissioni del segretario Diamante non ha fatto seguito un bel nulla, nonostante quelle proteste abbiano varcato le soglie del territorio provinciale, in un silenzio assordante anche della sezione martinese del Pd, rimasta orfana del suo segretario. L’attuale assessore alla cultura Tonino Scialpi, chiamato in causa come alternativa a Pentassuglia, aveva addirittura dichiarato di non sentirsi più da tempo un uomo di politica. Eppure lui attualmente è assessore della Giunta Ancona. La sua figura avrebbe potuto garantire una rappresentanza elettorale autorevole alle primarie, che non vuol dire necessariamente prenotare un posto sicuro tra i banchi del Parlamento, ma può significare anche semplicemente che ci siamo anche noi. La politica è anche questo. Così come della partita sarebbe potuta essere Maria Miali, ma lì la storia è stata completamente diversa.
Quello dei democratici è un discorso logico e semplice: rivendicano una questione di merito e di metodo, ma soprattutto di riconoscimento per il lavoro svolto sino ad ora, soprattutto alla luce del crescente consenso elettorale che il centrosinistra ha saputo ritagliarsi proprio nella roccaforte di quella che fu la vecchia Dc, oggi in forma sparsa divenuto centrodestra.
Se poi guardiamo all’intero territorio dell’arco ionico ci si accorge che stiamo tutti sulla stessa barca e che la rappresentanza territoriale anche in questo caso non è stata garantita, neppure nel centrodestra dove le cose sono andate forse ancora peggio.
Si è salvata in extremis Martina Franca, che è riuscita a strappare un buon ottavo posto alla Camera a favore dell’attuale Consigliere Regionale Gianfranco Chiarelli. Quest’ultimo a meno di clamorosi colpi di scena, per via dell’attuale legge elettorale, potrebbe già effettuare il check-in per l’imbarco su un aereo diretto a Roma sul quale Chiarelli sembra già essersi accomodato.
Un posto portato via con i denti e ottenuto strappandolo dalla morsa del Senatore Lino Nessa, a cui non è bastata la forte “sponsorizzazione” dell’uscente Presidente del Senato Renato Schifani. A Nessa va il demerito di non essere mai riuscito a creare alcun ponte tra la nostra città e la Capitale d’Italia, eppure tra quei banchi è stato seduto per 3 legislature (due e mezzo per la precisione).
Oggi mentre Pentassuglia, in caso di nuove elezioni regionali, spera nel terzo governo consecutivo di centrosinistra per aggiudicarsi un posto da Assessore nella Giunta Regionale, Chiarelli potrebbe accontentarsi soltanto di non fare brutta figura, tanto al resto ci pensa il “porcellum”. Non sarà così perché l’ex presidente dell’AC Martina dovrà riconquistarsi quel ruolo di “mattatore” che alle scorse elezioni regionali e comunali era stato oscurato proprio dal suo diretto concorrente Pentassuglia. Un compito che potrebbe essergli agevolato nel caso in cui i democratici manifestassero sul serio la volontà politica di disimpegnarsi da questa tornata elettorale in segno di protesta per le ragioni di cui sopra. Difficile però che questo avvenga nella realtà perché, smorzando quel vento di ponente a cui si faceva riferimento in precedenza, si lascerebbe troppo campo libero a Chiarelli. A quest’ultimo va riconosciuta la giusta dose di esperienza e preparazione, a patto che la si smetta di inflazionare la parola “rinnovamento”.
Ottavio Cristofaro