
Discorso dei Ceri 2022. “Bisogna mettere la persona al centro della nostra azione amministrativa”
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11 Luglio 2022Quest’anno la festa dei nostri santi Patroni, Martino e Comasia, assume una valenza tutta particolare.
Dopo due anni di assenza causa pandemia, la comunità ecclesiale e civile vuole ritrovarsi con gioia intorno ai suoi santi Patroni per ritrovare la gioia della fede dei padri, per ricevere nuovo entusiasmo nel vivere una fraternità nello spirito di coloro che ci hanno consegnato una città che dovrà vivere ancor più la sua bellezza con una attenzione sempre maggiore verso i più deboli.
Agli inizi degli anni ’90, i Vescovi italiani, in un documento scrivevano «il Paese non crescerà, se non insieme». Ritengo oggi indispensabile che l’intera Città conservi e accresca ciò che ha costruito nel tempo. È il senso che si è voluto dare con il tema scelto per la festa di quest’anno: «Ricordatevi dei vostri capi che vi hanno annunziato la Parola, imitatene la fede».
Due eventi in questi ultimi giorni hanno segnato la vita della nostra città: l’avvicendarsi di un nuovo Sindaco, di una nuova Giunta e di un nuovo Consiglio in seguito alle elezioni del giugno scorso, e la nomina di ieri, da parte del nostro Arcivescovo, di tre nuovi parroci nella nostra Città. Credo che entrambi gli eventi possano essere indicati come un dono di Dio, sì, a condizione che tutti i protagonisti, insieme, sappiano percorrere la vita tracciata dai Nostri Padri. È il bene della città da ricercare in un clima di ascolto, di condivisione e di partecipazione, pur nel reciproco rispetto dei ruoli e delle responsabilità. Ricordiamo tutti lo slogan di alcuni decenni: «Il bene comune è molto più della somma del bene delle singole parti.».
Pur non avendo titolo ad indicare percorsi, accogliete il mio auspicio che rivolgo come parroco della comunità che insiste nel Centro storico.
Il rito dell’offerta dei ceri da parte della Amministrazione Comunale è, a mio modesto parere, la volontà di mettersi sulla lunghezza d’onda dei santi, di vedere la loro attualità e di “sognare” con loro un mondo possibile, come a diverse riprese ha sottolineato papa Francesco, una città degli uomini dove credenti e cittadini desiderano e si incamminano verso una meta comune.
Nei giorni in cui veniva proclamato il nuovo Sindaco, la Chiesa ci ha proposto la figura di un santo, San Tommaso Moro, cancelliere di Inghilterra nel 1500, un amministratore della res pubblica.
«Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, – diceva – che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere». E l’intelligenza di cui egli parlava era la luce che gli veniva dalla preghiera.
Un’altra sua felice espressione era questa: «Io credo che quando gli statisti trascurano la loro personale coscienza per amore dei loro doveri pubblici, portano il paese per la strada più breve al caos…», rivolta al cardinale cancelliere Wolsey, caduto in disgrazia, che rimproverava a Tomas More di voler «governare il Paese con le preghiere!». Governare con le preghiere! È roba del passato, oggi si vive in un’altra realtà!!! Io credo che sia l’invito rivolto a noi presbiteri, in primo luogo, e a coloro che si interessano di “res pubblica”, altrimenti quale senso avrebbe il “ricordarsi dei propri capi che ci hanno annunziato la fede”?
Buona festa, amici e fedeli tutti, con la protezione dei Santi Patroni Martino e Comasia.