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18 Febbraio 2021Diminuire il costo delle tariffe irrigue, differenziare le stesse a seconda delle modalità di distribuzione dell’acqua, basare l’inizio e lo svolgimento della stagione irrigua in base alle necessità imposte dall’andamento climatico: sono queste le principali richieste che CIA Due Mari Taranto-Brindisi ha fatto presenti al Commissario Unico dei Consorzi di Bonifica Ninnì Borzillo e alla dirigenza del Consorzio di Bonifica Stornara e Tara.
Martedì 16 febbraio, infatti, proprio su richiesta di CIA Due Mari, si è tenuto un incontro in videoconferenza tra la declinazione provinciale di CIA Agricoltori Italiani e i rappresentanti delle autorità irrigue già menzionate; si è parlato delle tariffe irrigue, evidenziando che il costo per metro cubo praticato nel 2020 è elevato, poiché i considerevoli volumi di acqua utilizzati dalle aziende, a causa delle condizioni pedoclimatiche sfavorevoli (elevate temperature, esigenze agronomiche delle colture e caratteristiche fisiche del terreno), hanno fatto aumentare a dismisura il costo che le aziende pagheranno per ettaro.
Per tali ragioni le aziende agricole, per la stagione irrigua 2021, potrebbero non fare le prenotazioni irrigue al consorzio utilizzando i pozzi aziendali, allo scopo di ridurre le spese.
CIA Due Mari, inoltre, ha spiegato che sarebbe opportuno differenziare le tariffe fra i due impianti di distribuzione Sinni Vidis e San Giuliano, in quanto nei casi in cui l’acqua alle bocchette viene distribuita a pressione senza necessità di una pompa di spinta, il costo deve essere differente rispetto all’acqua che necessita di essere prelevata e immessa negli impianti aziendali, poiché non vi è pressione e ciò determina un aggravio dei costi per l’azienda agricola.
Peraltro, allo scopo di aumentare le prenotazioni, avvicinare e fidelizzare sempre di più gli utenti al Consorzio di Bonifica, oltre a ridurre il costo al metro cubo è necessario avviare la stagione irrigua seguendo l’andamento climatico e non altri parametri, erogando l’acqua già nei mesi di marzo/aprile, in particolare per le colture precoci.
«Per tale ragione abbiamo chiesto all’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia Donato Pentassuglia, che si è già attivato in tal senso, di rivedere gli accordi con la Basilicata – hanno dichiarato Vito Rubino e Pietro De Padova, rispettivamente direttore e presidente di CIA Due Mari – Riteniamo sia assurdo pagare 7 centesimi al metro cubo come ristoro del danno ambientale verso la Basilicata: le opere, all’epoca, sono state realizzate con soldi pubblici della collettività e destinate all’utilizzo sia della Basilicata che per la Puglia. È urgente rivedere i volumi da distribuire verso la Puglia con un calendario che parta dal mese di marzo e prosegua per tutto il mese di ottobre, sia per la Diga di San Giuliano che per la Diga di Monte Cotugno».
Nel corso dell’incontro la CIA ha evidenziato che bisogna intervenire per ridurre gli sprechi lungo la condotta: i trentacinque chilometri a cielo aperto del canale adduttore, opera ormai obsoleta, presentano numerose perdite aggravate dalla mancanza periodica di manutenzione e pulizia; tale condizione non fa altro che peggiorare ulteriormente il vettoriamento delle acque dalla Basilicata alla Puglia. Occorre affidare alle squadre di operai avventizi che conoscono la realtà territoriale la manutenzione/pulizia della rete idrica prima dell’avvio della stagione irrigua. Bisogna attivare la possibilità di attingimento dal fiume Bradano da utilizzare specialmente nei mesi estivi in caso di emergenza e/o riduzione della fornitura da parte della Basilicata. È necessario realizzare alla presa 4a una vasca di recupero, per far si che nei momenti di minori, attingimento di acqua da parte degli utenti anziché disperderla (come avviene ora nel corso della stagione irrigua) la risorsa idrica venga accumulata e reimmessa negli impianti. C’è la necessità di prevedere, laddove possibile, l’attivazione di integrazioni/collaborazioni con l’ARIF, recuperando vecchie opere inutilizzate, per consentire la distribuzione della risorsa idrica delle dighe, riducendo il prelievo dai pozzi e garantendo alle colture una qualità di acqua superiore.
È auspicabile valutare l’opportunità, in alcuni territori, di prelevare le acque reflue in collaborazione con Arif per immetterle nella rete irrigua. Occorre utilizzare, per ammodernare gli impianti, il finanziamento di diversi milioni di euro previsto con la delibera CIPE e destinato alle vasche della lama di Castellaneta fermo ed inutilizzato da diversi anni. È necessario monitorare tutta la rete degli acquedotti rurali e valutare la possibilità di abbassare il costo pagato dalle aziende zootecniche.
La CIA ha inoltre evidenziato che, per la prossima stagione irrigua 2021, occorre tener conto della presenza di criticità dovute alla crisi di liquidità che le imprese agricole stanno vivendo provocate sia da calamità diffuse che dalla mancata vendita di prodotti agricoli; occorre dare la possibilità di rateizzare i pagamenti, alle aziende che lo richiederanno, consentendo nel contempo di accettare le richieste di prenotazione per la stagione irrigua 2021.
Infine la CIA ha sottolineato la necessità di rivedere i piani di classifica relativi al tributo 630 e affidare alle imprese agricole la pulizia dei canali di bonifica, visto e considerato che le aziende agricole sono il presidio più importante per salvaguardare e manutenere il territorio.
«Ringraziamo il Commissario Borzillo per la sensibilità e la tempestività mostrata nel rispondere alla nostra richiesta d’incontro – hanno dichiarato Pietro De Padova e Vito Rubino dopo lo svolgimento dello stesso – Grazie anche alla dirigenza del Consorzio Stornara e Tara; i nostri interlocutori hanno accolto le nostre istanze e si sono resi disponibili a impegnarsi immediatamente per trovare le soluzioni adeguate alle questioni messe in rilievo».